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La storia

Non si può dire con certezza a quando risalga il primo nucleo abitato. Le tracce della presenza romana sono minime e riferibili soltanto a tombe per cremati, ubicate probabilmente nei pressi di qualche villa rustica (I sec. a.C. - II sec. a.C.) lungo la strada di campagna (a nord- ovest del centro).
Il toponimo potrebbe essere indicativo di una presenza paleoslava, infatti, secondo gli ultimi studi toponomastici, Turriaco sarebbe da annoverare tra i toponimi slavi con suffisso in - ak e deriverebbe dalla base tur = bisonte; il nome significherebbe dunque "terra dei bisonti".
Il documento più antico, finora noto, che nomina Turriaco risale al 1267 e proviene dalla cancelleria del Patriarca di Aquileia: a quel tempo Turriaco era una villa, cioè un piccolo villaggio rurale dipendente dalla pieve di San Pietro (San Pier d'Isonzo).
Non sappiamo se già allora esisteva la chiesa di San Giorgio, indicata nei documenti sei- settecenteschi come sede del culto pubblico; essa andò distrutta per cause imprecisabili tra il 1527 e il 1593. Verosimilmente sorgeva nel nucleo antico, il Logo vec, identificabile con il gruppo di case gravitante attorno all'attuale via Oberdan. Entro la prima metà del Cinquecento o forse già alla fine del Quattrocento fu edificata la chiesa votiva di San Rocco, rivolta verso l'attuale via Aquileia; fu demolita alla fine del Seicento per far posto all'attuale. Si può ipotizzare anche l'esistenza di una terza chiesa dedicata a San Martino, ma di essa non c'è traccia nei documenti in nostro possesso.
L'aspetto urbanistico del centro mutò profondamente tra il Sei e il Settecento con la costruzione del palazzo Priuli e la nuova chiesa di San Rocco, che venne orientata verso la villa veneta.
I Priuli, nobili veneziani, giunsero a Turriaco nel 1647, allorché Girolamo vi acquistò alcuni campi approfittando delle vendite di beni comunali decretate dalla Serenissima. Il palazzo è citato in un documento dello stesso anno. Forse non fu edificato dai Priuli: infatti potrebbe essere identificato con il palazzo dei Contarini citato nella relazione della visita pastorale fatta dal patriarca Francesco Barbaro il 15 giugno 1593. Certamente nel corso del tempo i Priuli gli apportarono gli ampliamenti e le modifiche dettati dalle esigenze di una villa di campagna; nel Settecento la villa padronale era affiancata dal giardino con la cosiddetta colombara, dal curtivon con le case per i contadini, le stalle e i granai e dal folador, dove venivano pigiate le uve. Per volontà testamentaria di Girolamo, tra il 1660 e il 1669, nella chiesa di San Rocco fu innalzato l'altare dedicato a Sant'Antonio da Padova. La famiglia ebbe sempre uno stretto rapporto affettivo con la chiesa; infatti nel 1675 Giovanni Arsenio volle che vi fosse conservata la reliquia insigne del capo di San Cornelio papa e martire, donatagli in segno di stima e gratitudine dal papa Clemente X e il 29 ottobre 1703, ai piedi dell'altare, furono sepolti i cuori dei suoi fratelli Antonio, senatore della Repubblica, e Girolamo, chierico, morti a distanza di ore in circostanze oscure (i loro corpi furono invece trasportati a Venezia e sepolti nella tomba di famiglia).
La parrocchiale di San Rocco è oggi l'unico monumento degno di nota del paese dal punto di vista artistico. Edificata tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento nello stesso luogo della precedente, conserva notevoli opere d'arte. Il maestoso altar maggiore, barocco, in marmi bianchi e gialli, fu eseguito dalla bottega di Michele Zuliani ad Udine nella prima metà del Settecento; il bassorilievo sull'antipendio, di straordinaria morbidezza, raffigura il Martirio di Santa Lucia ed è attribuito a Francesco Zuliani detto il Lessano. La pala con la Sacra Conversazione (Madonna col Bambino e Santi Lucia, Rocco, Sebastiano ed Elena), di buona fattura, è di Giovanni Battista Grassi (1574). Nell'unica navata trovano posto quattro altari laterali: a sinistra quelli dei Ss. Battista, Giorgio e Martino (pala di Antonio Facci, 1793) e dell'Immacolata Concezione (pala di Antonio Paroli, prima metà del Settecento; collocata sulla parete destra); a destra quella di Sant'Eurosia (pala di Antonio Facci, 1793) e di Sant'Antonio da Padova (pala di ignoto, 1665- 1669; collocata sulla parete sinistra). Il soffitto dell'aula è ricoperto dal grande affresco di Matteo Furlanetto raffigurante San Rocco tra gli appestati (1813); il vecchio appoggiato all'ara con l'iscrizione commemorativa è l'unico autoritratto esistente del pittore. Sulla porta laterale è collocata la grande pala con la Presentazione di Maria al Tempio, dipinta nel 1611 da Melchior Steltze per la cappello del convento dei Serviti di Innsbruck; portata da costoro a Gradisca, fu comprata dalla comunità turriachese nel 1810. In sacrestia è conservata al lunetto con l'Eterno Padre, dipinto della scuola di Palma il Giovane.
Di un qualche interesse storico sono anche il palazzo dei marchesi Mangilli in stile liberty; le case natali dei garibaldini Giuseppe Mreule, medaglia d'argento al valor militare (in via Garibaldi) e di Amedeo Venuti (in via Aquileia); la casa natale di Francesco Andrea Cosani (1772- 1848), il prete poeta (in via Oberdan); la casa Tonca, nel cui cortile vegeta ancora il gelso secolare piantato nel 1816 per commemorare la visita di Francesco I d'Asburgo (in via Aquileia). In via Oberdan c'è la Madoneta, un'edicola votiva eretta nel 1855 come ex voto per la cessazione dell'epidemia di colera e rifatta nel 1925; al posto del vecchio quadro, molto malridotto, è stata collocata la tela con la Madonna col Bambino, opera di Silvio Cosolo (2000).
Il Parco dell'Isonzo, con le attrezzature ginniche, ricreative e le indicazioni botaniche, attira sempre numerosi visitatori che vogliono godere della bellezza e della pace del luogo.