Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale di Turriaco e la sezione locale dell’ANPI hanno
organizzato per il Giorno della Memoria l’incontro che si è tenuto domenica 2 febbraio 2014 con un
notevole successo di pubblico, come da immagini allegate. Dopo l’introduzione del ViceSindaco
Enrico Bullian, è stato proiettato il video-documentario
Le rose di Ravensbrück. Storia di deportate italiane
, di
Ambra Laurenzi (2006). Prodotto dall’ANED e dalla Fondazione Memoria della
Deportazione per ricordare le oltre 900 donne italiane deportate a Ranvensbrück, il documentario,
attraverso le immagini e le voci narranti di donne che riproducono scritti, testimonianze e
fotografie di deportate italiane, ha ripercorso le tappe della deportazione dal momento dell’i
ngresso in Lager al giorno della Liberazione, ricomponendo in un affresco corale i tratti specifici
della deportazione femminile.
Alla fine del documentario, il Presidente dell’ANPI locale Alberto Mauchigna ha dialogato con
Dunja NANUT, Presidente dell’ANED di Trieste. Il dibattito è stato molto
articolato, affrontando vari aspetti legati alla deportazione e allo sterminio di donne, che il più
delle volte erano perseguitate per motivi politici sulla base di denunce di fascisti o
repubblichini. Le violenze nei lager erano quotidiane, con l’obiettivo di annientare la dignità
umana e la femminilità. Erano soggette a violenze e maltrattamenti di ogni tipo, i capelli venivano
rasati, si sperimentavano iniezioni per evitare le mestruazioni, il tutto associato al lavoro
forzato, alla Siemens nel caso specifico del campo di concentramento femminile di Ranvensbrück,
dove erano internate donne provenienti da decine di nazionalità. Ciò che Nanut ha messo in evidenza
è che alcune donne deportate riuscirono a salvarsi e a ricostruirsi una vita nel dopoguerra, ma ciò
non fu sufficiente a preservarle dal subire altre violenze domestiche particolarmente diffuse e
tollerate dalla società di allora e che solo in tempi ben più recenti si cerca con difficoltà di
denunciare e di contrastare. Quindi, dallo sguardo sul passato si è giunti a riflettere sulla
società di oggi, sul modo di conservare e attualizzare la memoria, per contribuire a costruire un
mondo senza più discriminazioni di alcun tipo.